La Fortuna….è sempre…Fortuna
(Mini racconto –
trascrizione libera in italiano)
Il capitano Mingazzo quel giorno era furioso
perché la sua Fortuna gli mandava sempre
denaro…denaro…soldi….e non sapeva
dove più stiparli.
Così parlò con la sua serva Beatrice, le
raccontò tutto e la inviò in riva al mare per
richiamare a dovere la sua Fortuna...
Quindi Beatrice sulla riva del mare gridò:
“Fortuna…! Signora Fortuna del capitan
Mingazzo….vieni fuori che ti devo
parlare…!”
Dalle onde del mare uscì, coperta di stracci,
una povera vecchierella
che nel sentire i problemi di Mingazzo, disse
a Beatrice:
“No….! Digli subito che ho già spedito altri
due vagoni di soldi…!
Deve assolutamente trovare il posto dove
custodirli…!”
E sparì tra le onde del mare così come era
apparsa….
A questo punto Beatrice raccontò il fatto al
capitano Mingazzo, che a malincuore,
accettò ciò che gli capitava e sempre gli
sarebbe capitato… perché così aveva
deciso la sua Fortuna.
Anche la povera Beatrice volle di persona
chiamare la sua Fortuna…e andò sulla riva
del mare:
“Fortuna…! Signora Fortuna della povera
Beatrice fatti vedere…e aiutami…!
Dalle onde del mare uscì una bellissima
Signora in ghingheri, vestita come una
Dama e mentre si trastullava col ventaglio
così rispose:
“Ma cosa stai dicendo!…Cosa mi chiedi!
Sono io che aspetto qualcosa da te e tu
vieni da meeeee…? ………… !!!!!!
Questa sera ci siamo incontrati
con una giovanissima amica,
“PICCOLA DANLY”, ed altre persone.
Io ho scritto una poesia:
“Piccola”
il mio cuore batte per te
per lui
per voi
ma c’è qualcuno che chiama
che mi vuole bene
e aspetta
là dove
niente si consuma
tutto si conserva
e la mente si eleva….
“Piccola” Danly ha letto la piccola lirica…
e dopo qualche minuto, ispirata, mi ha
risposto dedicandomi un pensiero che ora
trascrivo integralmente; mi è piaciuto:
A volte cerco di esprimere
i miei stati d’animo…
magari con un gesto
un sorriso
una parola…
Ma non riesco ad essere
mai veramente me stessa…
perché c’è sempre
qualcosa che mi blocca…
sarà forse il mondo
che mi costringe
ad essere così…
sono bianco o nero
sole o luna…
mentre io...
vorrei essere un arcobaleno!
………………………………………………..
6-giugno 2011
I DIAVOLI DI TRANI 2011 (parodia)
Da mercoledì 8 giugno
a domenica 12 giugno
fui tentato da 33 libri
che mai lessi
perchè il cuore
era altrove affaccendato
e il tempo impegno-disimpegno
di seguire i dialoghi
si era dileguato.
Ora sono sbarbato
tagliato dei bianchi capelli
quel giorno ero davvero accecato
scorato , stupito.
Vinsi la gioia del Creato.
Tagliai il capello d’acciaio
crebbi beato e pelato
ma poi ho capito ...
Domenico Ruggiero
........................................
Ave, amaro Averna,
Caverna d'accesso
e da quando scendesti
mai più tornasti in superficie
Mi incontrai con Beatrice D’Este, per caso a passeggio per Bitonto, mio paese d’origine, qualche mese prima della sua investitura a Duchessa di Bari. Era il 1491. Io avevo a suo tempo più o meno la stessa sua età ed ero conosciuto come il mago di Bitonto.
Ah! Che ricordi … quei momenti. Adesso sono rinato di nuovo a Bitonto … e sono ingegnere … ma il mio ricordo va a quei giorni …
Ero sì … un prestigiatore … ma ogni tanto le mie facoltà paranormali venivano fuori e mi rendevo utile per tanti compaesani che restituivano
i miei favori con mezzi necessari a sopravvivere.
Ricordo perfettamente che notai la sua immagine, i suoi vestiti
particolari, le sue scarpe… (una scarpa però era sporca) …
e l’afferrai a me con la mente …
Ella, con una scusa banale, mi si avvicinò chiedendomi dove potesse trovare un balsamo per ripristinare la sua chioma, sciupata a causa
di un vento impetuoso … che io nel frattempo avevo fatto salire …
proprio per avvicinarla.
Il mio sguardo fluido la colpì intensamente e diventammo subito
amici …
All’improvviso un giovane, dal bell’aspetto, Lodovico il Moro,
si avvicinò dicendo che non aveva trovato niente di bello da un
mercante che si trovava nella zona …
Restò anche Lui stupito della nostra conoscenza e premuroso
le chiese se tutto andava bene …
Rassicurato in un battibaleno, Ella me lo presentò … e nel giro di
pochi minuti … ridevamo di gusto per la mia affabilità, il loro buon
umore e la gran voglia di uscire un po’ dai ranghi costituiti …
Fu allora che, dolcemente convincente, e sicuro dei fatti miei,
li convinsi a salire sul bastione dove abitavo.
Lì avrei dato alla dolce Beatrice l’unguento profumato che, oltre a sistemarle i capelli, le avrebbe dato un po’ di salute in più.
Mi accorsi, infatti, che era cagionevole di salute e volevo
aiutarla un po’.
Salimmo su. Entrammo in una delle mie stanze, quella che poi avrei chiamato la stanza della Duchessa … e non vi dico la meraviglia di Beatrice e Lodovico …
Alambicchi che emanavano profumi da Re … sfarzi di luce proveniente
da cristalli che illuminavano la stanza … insomma si accorsero di stare nella casa di un mago Buono … che aiutava la gente …
In primis, feci loro assaggiare una tisana … per la verità la faccio
ancora oggi … menta … succo di pesca … semi di melograno
appassiti … e altro che non posso divulgare …
Poi, da un sacco tirai fuori un contenitore … spalmai la crema sul
suo viso … sui suoi capelli … e lei raggiò bella come nessuno
l’ha mai vista …
In quella zona … esiste ancora il suo profumo, il suo sorriso,
la sua gratitudine.
Le ore erano passate e si era fatto tardi. Ci accommiatammo e, salutandoci, ci promettemmo fraterna amicizia.
Le dissi che a Vigevano l’avrebbero amata per sempre.
Lei mi baciò sulla guancia.
Lui mi strinse la mano. Dovevano partire perché alcuni amici li aspettavano.
Non li feci tardare più di tanto. La sganciai dal mio cuore.
Oggi la rivedo più splendente che mai. E siamo in un’altra era.
A proposito … senza dirle niente … quella scarpa sporca si ripulì …
E tutte e due le scarpe avevano il luccichio dei diamanti.
Un giorno incontro una stronza… ma non sapevo ancora di aver incontrato la stronza della mia via…
Mi trovavo per strada in bicicletta, quand’ecco spuntare una bella, giovane donna, che sorrideva giuliva…in bicicletta.
Io le chiedo: dove vai? E lei risponde: Fatti Miei!
“Beh! Sono anche Miei, se ci conoscessimo un po’ di più…
Ride…:amicizia fatta; stessa strada, stessa passeggiata per le
campagne, in bicicletta… Io Mimmo, lei…Franca…
Vorrei provarci ma con cautela…
E’ già una settimana che ci vediamo in sul calar del sole per la solita strada… Niente di particolare… ben inteso… tra noi, ma lei mi
confida di essere incinta.
La rincuoro…perché il padre del nascituro non si trova…
Passano due mesi e non c’incontriamo.
Arriva una raccomandata dal tribunale...a giudizio per aver provocato e molestato la Franca…incinta.
Secondo l’accusa…sono il papà del nascituro…
Carte, cartelle cliniche, analisi…Ce ne vuole a difendersi, ma alla fine
la spunto...
Rincontro la Franca in moto con un semideficiente…che l’ha sposata.
Lei ammicca e mi sorride facendo un gesto, come per mandarmi un bacio…
E tra me e me penso: è proprio vero…”Dio li fa e loro si accoppiano”.
Solo che stavolta gli stronzi sono due, marito e moglie, uno più
puzzolente dell’altro.
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