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LA DIVINA COMMEDIA: I PERSONAGGI, GLI AMBIENTI, I SIGNIFICATI. (20-4-2013) |
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LA DIVINA COMMEDIA: I PERSONAGGI, GLI AMBIENTI, I SIGNIFICATI.
Scritta da Dante Alighieri, la Divina Commedia è il poema più apprezzato della Letteratura Italiana della quale il suo autore è massimo rappresentante. Egli vuol trattare l‟argomento del-l‟aldilà per renderlo alla portata di tutti ed è per questo che l‟opera è scritta in volgare, la lingua del popolo. Il nome “Divina Commedia” vie-ne dato da Giovanni Boccaccia, successivo al sommo poeta, ma grande ammiratore della “Com-media”, titolo originale. L‟ag-gettivo è aggiunto non solo per l‟argomento trattato, bensì perché Dante ha spinto il poema oltre i canoni dell‟epoca, a livello sti-listico e qualitativo. Inoltre nes-sun uomo ha mai parlato in un libro di Dio e dell‟aldilà, argo-mento delicato in un‟epoca come quella medievale, dove Dio è il fulcro del mondo. I personaggi citati in questa com-posizione poetica si trovano nel regno dei morti che è diviso in tre parti: l‟Inferno, dove le anime dannate subiscono pene; il Pur-gatorio in cui si purificano gli spiriti che si sono pentiti in punto di morte; il Paradiso dove ripo-sano le anime beate rimaste de-vote alla loro fede, e dove siede Dio, nell‟Empireo.
Nella prima cantica i soffi vitali delle persone sono costretti a rimanere nel peccato; nella se-
conda le anime hanno ancora la speranza di salire verso Dio men-tre nell‟ultima hanno già raggiun-to l‟apice. Tra il Purgatorio ed il Paradiso c‟è un giardino splendido chia-mato Eden. Entrando all‟Inferno Dante incontra Virgilio il quale è stato chiamato da Beatrice, la donna amata dal poeta fiorentino, per guidarlo nel suo viaggio. Centro del poema è l‟Amore di Dante per Beatrice, di quest‟ultima per il suo poeta, di Dio per l‟umanità tutta. Il primo contatto è con le anime che non hanno mai preso una decisione nella vita e sono costrette a correre dietro una bandiera senza vessillo, punte da insetti e frustate dai Diavoli: siamo nell‟Anti-Inferno. Questa pena è stata stabilita secondo la legge del contrappasso; essa prevede che ciò che di male è stato fatto in vita sia ribaltato nell‟aldilà. Per entrare nell‟Inferno vero e proprio, Dante e Virgilio devono attraversare la porta dove c‟è scritto: “Per me si va alla città dolente/ per me si va nell’etterno dolore/per me si va tra la perduta gente (…) lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”. A queste parole Dante è terrorizzato, pian-ge ma Virgilio, paternamente, gli stringe la mano. Ogni girone è sorvegliato da mo-stri che rappresentano i peccati commessi in vita dai dannati. Il peggiore è l‟imperatore dell‟In-ferno, Lucifero, che da angelo è decaduto ed è diventata una creatura con tre facce e due ali dalle quali scaturiscono i venti che ghiacciano il lago deve si trova. Passando sul suo terribile busto, il poeta e la sua guida escono “a riveder le stelle”. Sbarcati dall‟angelo nocchiero sulla spiaggia dell‟AntiPurga-torio, Dante e Virgilio incontrano le anime condannate a girare per trenta volte il tempo impiegato a pentirsi intorno al monte del Purgatorio cantando il “Mise-rere”.
Proseguendo l‟ascensione ai sette gradoni dove si scontano le sette pene corrispondenti ai sette vizi capitali, trovano Sordello del quale è famosa l‟invettiva contro l‟Italia sconvolta da guerre e da odii fratricidi; egli abbraccia Virgilio poiché entrambi manto-vani. “Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiero in gran tempesta/ non donna di provincia ma bordello”. Com-menta, inoltre, la difficile situa-zione del Paese, dominato dagli stranieri, con il Papa che punta al potere temporale e con l‟Impe-ratore distante e non in grado di controllare il territorio. Il guardiano del regno è Catone l‟Uticense, che amò la libertà al punto di togliersi la vita per non sottostare alla tirannia di Cesare. In questa cantica si respira un‟aria più dolce, i colori pre-dominanti dal nero al rosso sono diventati il rosa tenue e l‟azzurro; le pene sono supportate dalla speranza di arrivare al Paradiso ed alla gioia eterna. Nel Paradiso terrestre l‟autore vede due donne, una di fronte allo specchio, l‟altra che raccoglie i fiori. Rappresentano la vita attiva e quella contemplativa, entrambe necessarie per raggiungere la gloria eterna. Dante ha dovuto abbandonare Virgilio, che ritornerà nel Limbo e, per poco tempo, sarà guidato da Beatrice, allegoria della Teo-logia, della Sapienza e della Scienza divina; la donna è vestita di rosso (amore), verde (spe-ranza), bianco (purezza). L‟ultima sostegno per il poeta è rappresentato da San Bernardo che lo introduce nel Mistero. Nel Paradiso colpisce soprattutto la Preghiera a Maria. Le parole a lei destinate sono as-solutamente bellissime e l‟im-magine della ROSA che fiorisce accendendo l‟AMORE tra Dio e l‟uomo è inimitabile ed unica. Nella “Rosa dei Beati” Dante incontra San Pietro, il quale lancia la famosa “invettiva contro il Papa, evidenziata dalla tripla ripetizione “il luogo mio” perché è il grido strozzato di una anima offesa.
In ogni regno descritto si rico-nosce un percorso che porta il poeta alla purificazione per uscire da un grave periodo di crisi interiore.
Altra particolarità è terminare, con la parola “stelle”, ogni cantica, a rappresentare la pos-sibilità di essere il divino nella semplicità; piccole luci sotto la guida di Dio con lo scopo di essere punti di riferimento per chi si perde. Strano è anche come Dante abbia sottolineato la presenza delle donne, non soltanto della “sua” Beatrice, “ l‟angelo ”, ma anche delle altre, una per ogni cantica, per un motivo semplicemente complesso: l‟AMORE. Francesca, donna dell‟amore e del tradimento, unita all‟amante così nel profondo da seguirlo all‟In-ferno e rimanere con lui nono-stante la tempesta. Pia de‟ Tolomei è uccisa dal ma-rito che amava. Beatrice, infine, è perfetta, al-legoria d‟amore e felicità. Amata da Dante, che la considera punto fisso, ha saputo ricambiarlo con affetto e sicurezza, guidandolo nel processo di purificazione. Pensiamo che la Divina Com-media sia magnifica quanto il mistero che la travolge: Dante avrà davvero compiuto quel tremendo viaggio oppure tutto è solo il frutto della sua fantasia?
CLASSE II° C – ISTITUTO COMPRENSIVO DI SESTRI LEVANTE/S.M.S. DESCALZO.
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Bollettino n° 81 - on-line
del CENTRO LUNIGIANESE DI STUDI DANTESCHI
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