ELEMENTI DI MUSICOTERAPIA
A cura di Vincenzo Miranda
Che cosa è la Musicoterapia ?
La Musicoterapia consiste nell’uso consapevole della musica nel trattamento, riabilitazione, educazione e formazione di bambini e adulti con difficoltà fisiche, mentali o emozionali.
La definizione mette in risalto la musica come mezzo o strumento del trattamento, i cui effetti devono essere ben conosciuti e padroneggiati dal musicoterapista.
In ogni caso, va precisato che ogni definizione di Musicoterapia si scontra con il fatto che essa è transdisciplinare per sua natura, e quindi è molto difficile dar conto sinteticamente delle sue differenti componenti e articolazioni. In altre parole, la Musicoterapia non è una disciplina singola con limiti ben definiti, come la fisioterapia o la logopedia. Essa risulta piuttosto dalla dinamica combinazione di molte discipline attorno a due grosse aree: la musica e la terapia. Tra le discipline collegate alla musica si possono richiamare: la psicologia della musica, la biologia della musica, l’educazione musicale, l’acustica, la psicoacustica ecc; tra le discipline collegata alla terapia si annoverano: la psicologia, la psicoterapia, il consueling, la psichiatria, l’educazione speciale.
L’uso della musica come strumento terapeutico sarà considerato in modo molto diverso se ci si colloca in un ottica psicoanalitica, o in una cornice comportamentista o in una visione ispirata alla psicologia umanistica.
Per una definizione programmatica e scientifica, ma soprattutto universalmente riconosciuta, ci rifacciamo alla Federazione Mondiale di Musicoterapia (WFMT), secondo cui “La Musicoterapia è l’uso della musica (suono, ritmo, melodia e armonia) e/o degli strumenti musicali da parte di un Musicoterapista qualificato, con un cliente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
La Musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che il paziente possa meglio realizzare l’integrazione intra e interpersonale e conseguentemente possano migliorare le qualità della sua vita grazie ad un processo preventivo, riabilitativo, terapeutico”.
La funzione terapeutica della musica scaturisce da quel particolare "potere" che ha il suono di entrare direttamente in contatto con i centri nervosi dell’uomo provocando, anche inconsciamente, reazioni di segno assai diverso.
La Musicoterapia, (intesa non solo come l'universo sonoro udibile dall'apparato acustico ma anche percepibile da tutto il corpo sotto forma di sensazione tattile), utilizza la musica come mezzo di socializzazione, di contatto, d’espressione del sé.
Possiamo dunque considerare la Musicoterapia come quella scienza che riflette sul complesso rapporto biologico e psicologico fra il suono e l’essere umano ed elabora le strategie terapeutiche atte a migliorare, mantenere, ristabilire la salute mentale e fisica dei soggetti che presentano difficoltà emotive, fisiche, mentali, psicologiche e non solo. E’ possibile inoltre affermare che la Musicoterapia nasce da quella funzione terapeutica naturalmente "emanata" dalla musica, che si sviluppa secondo propri metodi di ricerca, analisi e intervento.
C'è quindi una differenza di fondo tra educazione musicale e Musicoterapia: nella prima vi è racchiusa l'idea pedagogica di informare, di istruire e formare il cliente alla musica; nella seconda c'è un'operatività rivolta al paziente con modi e mezzi appartenenti al mondo della musica e dei suoni, che offre un'occasione di crescita nel delicato processo di sviluppo della personalità. Le sue tecniche mirano alla libera espressione del proprio io creativo, alla comunicazione e all'autonomia; i suoi fini sono quelli di armonizzare gli aspetti della personalità, mettere in atto ciò che è in potenza, migliorare la qualità dell'elaborazione dell'esperienza in qualsiasi condizione il soggetto si trovi.
Modalità di intervento
Attraverso l’osservazione diretta e partecipe, il musicoterapista dedica la sua attenzione continua al paziente, cercando di conoscerlo il più approfonditamente possibile e di cogliere ogni suo più piccolo segnale espressivo e/o comunicativo. Successivamente instaura una relazione empatica con lui, accogliendo il suo linguaggio e il suo personale stile comunicativo (qualunque esso sia) e rispondendo (quando è il momento) con nuovi stimoli.
La relazione è mediata dai parametri sonoro/musicali (timbro, intensità, altezza, durata, frequenza) che offrono una privilegiata via di comunicazione analogica (non verbale), soprattutto là dove il linguaggio verbale è, per motivi diversi, interrotto, compromesso, inutilizzato.
Il musicoterapista ha a disposizione come materiale di lavoro i suoni, i silenzi, il proprio corpo, i rumori, la musica ed ogni singolo elemento che la compone:
ü Il RITMO che agisce sulla sfera intuitiva;
ü La MELODIA che agisce sulla sfera sentimentale;
ü L'ARMONIA che agisce sulla sfera intellettiva;
L'attività musicale appare come un’opportunità di procedere a semplici e possibilmente autonome e consapevoli trasformazioni fra differenti codici: dando importanza all'improvvisazione, alla spontaneità e alla libera produzione, ogni paziente autonomamente propone una personale sonorizzazione dove l'elemento sonoro diviene oggetto intermediario tra paziente e terapeuta.
Le tipologie delle sedute di Musicoterapia potranno, a seconda dei casi, connotarsi in una duplice maniera:
ü sedute di Musicoterapia recettiva;
ü sedute di Musicoterapia attiva.
Ascolto empatico
Una relazione musicoterapica trova efficacia nell’ascolto empatico.
Un ascolto empatico è un ascolto che và al di là delle parole e che si estende a tutto il corpo. Tale ascolto si attiva attraverso una metodologia centrata sulla relazione sia corporea che musico-emotiva col paziente.
L'empatia è la capacità di comprendere cosa un'altra persona sta provando, e nell'uso comune, è l'attitudine ad essere completamente disponibile per un'altra persona, mettendo da parte le nostre preoccupazioni e i nostri pensieri personali, pronti ad offrire la nostra piena attenzione. Si tratta di offrire una relazione di qualità basata sull'ascolto non valutativo, dove ci concentriamo sulla comprensione dei sentimenti e i bisogni fondamentali dell'altro.
L’empatia è la capacità di penetrare nell’universo soggettivo dell’altro pur mantenendo la propria individualità e la possibilità di essere obiettivi; è anche la capacità di comprendere l’altro rimanendo lucidi, conservando, di fronte alla situazione del soggetto e di fronte a tutto ciò che avviene nel corso del colloquio, una libertà che è garanzia dell’obiettività e dell’efficacia dell’aiuto.
La musica stimola il cervello dei bambini
Alla musica si attribuiscono molti effetti positivi: è piacevole, emozionante, rilassante, aiuta la concentrazione. Ma recenti studi di neurofisiologia dicono qualcosa di più interessante: l'ascolto di un brano musicale agisce su molte aree del cervello, migliorandone le capacità cognitive.
Anche dei bambini più piccoli.
E se invece di ascoltare la musica, la si esegue, aumenta la densità della materia grigia nell'area di Broca, regione del cervello deputata al linguaggio ma anche a decifrare la sintassi musicale.
Tutto il cervello dei bambini "risuona".
L'emisfero destro del cervello coglie il timbro e la melodia di una musica, il sinistro si occupa invece del ritmo e dell'altezza delle note. La musica coinvolge i bambini a vari livelli e influenza le abilità cognitive, linguistiche e motorie. Il suo apprendimento precoce è una grande opportunità data ai bambini di utilizzare al meglio le risorse del loro cervello.
I bambini e "l'orecchio assoluto"
I bambini hanno una predisposizione innata alla musica, come se il loro cervello fosse biologicamente programmato per apprezzarla. Proprio i bambini piccolissimi sono in grado di analizzare i suoni come se avessero il cosiddetto "orecchio assoluto", la capacità di distinguere e riconoscere le singole note. Crescendo tale facoltà viene persa e solo alcuni musicisti particolarmente dotati la possiedono in età adulta.
Una sintonia innata nel cervello dei bambini.
A conferma di quanto sia innata la capacità dei bambini di percepire la musica, ci sono i test sul cervello. Le reazioni di quest'ultimo all'ascolto di un brano musicale sono del tutto simili in un bambino e in un musicista. Come se esistesse una specie di conoscenza innata delle regole musicali, anche se poi un esperto riesce a cogliere, e nominare, le sottili sfumature delle variazioni melodiche, tonali e ritmiche. In più, ogni musica, che sia di matrice occidentale o orientale, tradizionale o moderna, attiva le medesime aree del cervello. Dunque la musica è un linguaggio universale, il cui ascolto e apprendimento precoce funge da vero allenamento per il cervello.
A che cosa serve il trattamento
Quali sono i risultati che possono essere ottenuti con le sedute di musicoterapia?
Ecco i principali:
· Aumenta l'abilità motoria: il bambino migliora la coordinazione dei movimenti e diventa più sicuro nell'uso del corpo.
· Accresce le abilità cognitive: il bambino migliora la capacità di distinguere esperienze diverse.
· Migliora la concentrazione: il bambino potenzia la capacità di prestare attenzione a ciò che gli succede intorno, così come a una comunicazione verbale e gestuale. Questo potenzia anche la memoria.
· Perfeziona le abilità linguistiche: l'ascolto di suoni e musica interessa tutto il cervello, stimolando così anche l'area del linguaggio.
· Aumenta la capacità di relazione: il bambino diventa sempre più sicuro di sè e delle sue possibilità di comunicazione con il mondo che lo circonda, e questo migliora i suoi rapporti con gli altri, che siano coetanei o adulti.
· Migliora le capacità immaginative: il bambino viene sollecitato a esprimersi, lasciando così spazio alla sua fantasia e alla sua creatività.
Curiosità
La Musicoterapia può essere somministrata anche a pazienti non udenti.
Ci sono casi in cui individui totalmente sordi riescono a suonare strumenti come nel caso della percussionista Evelyn Glennie.
Nata nel 1965 in un sobborgo contadino poco distante da Aberdeen, Evelyn Glennie non ha avuto da piccola grossi contatti con la musica, se si eccettua il fatto che la madre suonava l'organo nella chiesa del paese. Eppure, nonostante vivesse in un ambiente quasi privo di stimoli, gli insegnanti si accorsero che quella bambina aveva una predisposizione naturale verso la musica.
Fu quindi indirizzata, a otto anni, verso studi pianistici, ma già a dodici cominciò ad essere attratta dalle percussioni e decise che avrebbe speso tutte le sue energie per diventare una solista in quel campo.
In realtà, quando Evelyn iniziò la sua affascinante avventura, era totalmente ignara del fatto che un percussionista, rispetto ad un violinista o ad un pianista, non dispone di un repertorio tale da poter sostenere, da solo, un'esibizione. A questo va aggiunto il fatto che, la Glennie era praticamente sorda fin dalla tenera età, a causa del progressivo danneggiamento di un nervo auricolare e, almeno in partenza, ebbe grosse difficoltà a far comprendere che riusciva ugualmente a sentire la musica, osservando e percependo le vibrazioni degli strumenti. Ben presto, però, la sua tenacia fu premiata poiché, man mano che cresceva la sua fama, aumentavano anche i lavori composti espressamente per lei. Il resto è storia degli ultimi anni, durante i quali Evelyn ha girato il mondo in lungo e in largo, con una media di quasi cento concerti all'anno (recentemente è stata anche in Puglia a Bari), suonando spesso con artisti dei vari continenti e facendo tesoro di queste esperienze per estendere le sue conoscenze nell'ambito degli strumenti a percussione.
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Musicoterapia &Empatia
17 e 18 Dicembre 2011
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