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Poesie, aforismi, filosofia, foto del mondo, concorsi, matematica, personaggi, UFO. |
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Copyright @ opere di Domenico Ruggiero
- CITARE sempre la fonte.
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da Roberto Sicilia (29-02-2012) |
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MIMMO
Analisi critico-biografica di Domenico Ruggiero
Per conoscere un poeta, come diceva Neruda, anzitutto bisogna conoscere le sue origini, ovvero il suo ambito di provenienza. Domenico Ruggiero nasce a Bitonto, nella provincia di Bari, nel 1950. Vive a Trani, dove frequenta il liceo classico e prosegue gli studi accademici laureandosi a Bari in Ingegneria Elettrotecnica.
Per motivi di lavoro nel 1980 si reca a Pordenone, dove insegna presso l’istituto tecnico “ITIS J. K. Kennedy”. I suoi interessi primari sono sempre di carattere scientifico. Sono note le sue pubblicazioni “Automazione” del 2000, “Provvedimenti per l’emergenza a regola d’arte” del 2001, “Impianti di terra a regola d’arte”, del 2002.
La mentalità matematica di Domenico si rivela anche nei suoi hobby preferiti: il Bridge, di cui diviene un emerito esperto e insegnante anche nell’ambito scolastico; la musica, delle cui dinamiche diviene un profondo conoscitore e studioso, pervenendo ad una sua teoria originale “Il colore della musica cosmica”.
Come possiamo osservare nel corso della letteratura mondiale, non è vero che l’arte si trova agli antipodi della scienza. Essa rappresenta uno stadio superiore della mente, ma non esclude affatto l’elaborazione mentale di ordine scientifico. La poesia, come massima espressione della creatività umana, deve contenere sì la Verità, come sosteneva il filosofo Heidegger, ma nella sua dinamica significativa tridimensionale: cognitiva, etica ed estetica.
Ecco perché tanti ingegneri ad un certo momento della loro vita abbandonano il loro orientamento scientifico, unilaterale, per dedicarsi alla letteratura.
Questo è ciò che Ruggiero ha fatto verso la fine degli anni Ottanta: ha cominciato a scrivere poesie. Ma non per esibizionismo o ambizione, bensì per una necessità interiore. L’abito di nozioni scientifiche ormai è troppo stretto per lui, arido e limitato soprattutto. C’è una parte della sua personalità che deve venir fuori. Non è solo quella cognitiva, razionale, fondata su schemi oggettivi, ma anzitutto quella che costituisce il nucleo vitale della sua struttura psichica: la sensibilità. E’ tramite essa che il suo “serbatoio” mentale si è arricchito di immagini. Una prorompente vitalità di immagini, la cui fonte è l’Italia meridionale, la Puglia, ovvero un contesto ambientale che sino alla prima metà dell’Ottocento veniva denominato “Il Regno delle Due Sicilie”. Un mondo in cui la natura si è manifestata piuttosto benevola, con la dolcezza del suo clima, con la varietà e la fragranza dei suoi prodotti, con l’intensità e l’armonia dei suoi colori, con l’incanto dei suoi paesaggi. Ma al tempo stesso un mondo intaccato dall’asprezza delle sue contraddizioni sociali e storiche. Contraddizioni subdole, le cui motivazioni soprattutto occulte non possono essere percepite che a livello inconscio.
Sono queste immagini e percezioni elaborate e taciute, velate da strutturazioni razionali, scientifiche, acquisite dalla cultura “vigente”, che prima o poi devono esplodere nella sua mente! Questo è Domenico Ruggiero.
La sua produzione poetica non si identifica con un mero esercizio letterario. Essa scorre, per oltre un decennio, lungo i binari della sua evoluzione etica, ovvero della sua Consapevolezza. Ruggiero comprende che la scienza da sola non risolve i problemi esistenziali dell’uomo. Sono i valori morali, spirituali, che possono garantire un equilibrio sia a livello individuale che collettivo.
E’ questa evoluzione interiore che consente a Ruggiero la formulazione di un complesso di verità che non possono essere enunciate soltanto in maniera prosaica. La sua consapevolezza gli impone un veicolo linguistico più efficace e nobile: il verso poetico. Questo per Domenico diviene un potente strumento per manifestare le sue verità.
Ciò che caratterizza essenzialmente la sua arte poetica è l’ironia. Tante sono le definizioni degli intellettuali su questo argomento. Come è stato già sottolineato, l’ironia di Ruggiero non si identifica con un “atteggiamento sprezzante verso la realtà”, bensì col suo “alto livello di consapevolezza”. Ma qual è il cardine vitale attorno a cui ruota il circuito dell’ironia?
Esso consiste nella metafora, elemento vitale della poesia. Come possiamo ben rilevare, nei versi di Ruggiero la metafora rappresenta l’esplosione immediata delle immagini, atta a sdrammatizzare i significati di quelle che sono le verità etico-cognitive. In questa nuova dimensione viene eliminata ogni opposizione tra il reale, l’esistenziale e il trascendente. Il poeta si trova al di sopra delle parti, la sua consapevolezza gli impedisce sia di indagare sulla dinamica della causalità che su quella della colpevolizzazione. La sua ironia tende a suscitare soltanto un lieve sorriso o un semplice sentimento di compassione, ma sempre con un certo distacco emotivo.
A Domenico ciò che interessa è il valore del suo messaggio, ovvero il contenuto etico di esso. Il suo atteggiamento ironico, sia più marcato che meno consistente, rappresenta soltanto il suo veicolo emotivo, il suo potenziale linguistico-espressivo.
Questa modalità strutturale dell’arte poetica di Ruggiero possiamo riscontrarla nel suo percorso evolutivo con una costante coerenza.
Nelle prime poesie l’ironia appare più lapidaria e immediata. Essa domina l’immagine, non ammette circuiti linguistici alternativi, né altri possibili significati.
Canzone per la via
Due strade
diametralmente opposte
percorrendo la stessa via
per raggiungere la stessa piazza.
Poche immagini per esprimere una verità che si può rilevare in diversi ambiti dell’esistenza: gli opposti spesso tendono al medesimo scopo.
La gioventù con gli strappi bruciati
Ai giovani
stracciati di oggi
calzoni e mutandine
lasceremo le pezze
del domani.
Anche qui l’ironia si manifesta con delle immagini semplici ma efficaci nell’esprimere l’amarezza di certi sentimenti, di certe riflessioni relative al futuro delle nuove generazioni.
Ballare balla
Ballare……….
All’insegna del divertimento
……….. lasciando i dispiaceri
Agli altri.
In questi versi l’ironia diviene una deplorazione di quello che è l’egoismo umano, di ogni forma di alienazione umana, anche di quella apparentemente considerata un “divertimento”.
Il gatto
Il gatto
mangia quello che vuole
mentre il topo
cerca solo formaggio
per piacere al gatto
…. quando questo
lo masticherà.
Mediante queste immagini di animali viene messa in rilievo la gerarchia che esiste tra gli uomini: le esigenze delle masse vengono soddisfatte con semplici “pasti”… Ma esse, in effetti, vengono poi “masticate” dai “furbi”, ovvero sfruttate e strumentalizzate.
I marinai di terra
I marinai di terra
Sono grassi
E danno guai
alle donne
alle reti
ai pesci di mare.
E soprattutto non sanno nuotare.
L’ironia di questa poesia è rivolta a quella categoria umana che gestisce la struttura sociale senza avere i requisiti morali adeguati e quindi capace solo di provocare danni alla collettività e alla natura.
Un giorno come un altro
Un giorno come un altro
ti sciacquasti
per farti bello
agli occhi di una donna
che uscita dal bordello
vinse la vita
e creò il tuo nuovo fardello.
In questa poesia Ruggiero ironizza quegli uomini ai quali manca la capacità di discernere i valori della vita. Essi spesso vittime di se stessi, a causa della loro presunzione, del loro bisogno di apparire, diventano preda di donne senza scrupoli.
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In altre composizioni il poeta si serve dei versi di alcune canzoni, non per “snobbare” o discreditare i loro significati, ma per ribadire il potenziale dei suoi sentimenti:
“Era scritto nel ciel” (tratta da un testo del Quartetto Cetra);
“All’ombra dell’ultimi sole…” (tratta da un testo di Fabrizio De Andrè).
Nella poesia “Fatti più in là” il contenuto etico si rivela come una deplorazione di ogni alterigia, di ogni ambizione, valorizzando le “ali”, ovvero la forza morale, spirituale dell’uomo.
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Durante il suo percorso estetico, l’ironia di Ruggiero assume una nuova dimensione, si colora di nuove tinte. Un alone di nostalgia, di lieve amarezza la pervade senza farle perdere il lume della sua stella polare: il valore etico della vita.
Sono tre le poesie più significative dove si riflette questa nuova identità poetica:
La mia donna
C’è stato un furto
nel sole
e dai suoi raggi
è nato il sorriso
della mia donna
qualcuno ha rubato
la spuma del mare
e dal suo candore
è nata la pelle morbida
della mia donna.
Poi hanno inciso
il suo nome
con le perle del cielo
ma io non c’ero…
ero andato via
a cercarla,
in altri mondi.
Ho perso
Ho perso
la luna e i pianeti
l’amante, l’amica,
la fidanzata
ho perso
l’ultima neve di primavera,
i capelli, i guanti, i vestiti,
il sangue
ma non ho mai perso
la gioia di vivere.
In questi versi Ruggiero riflette sulle situazioni più o meno incresciose della vita, conflittuali, ovvero sul fenomeno della “perdita”, ma non ne esce sconfitto. Il suo atteggiamento dinnanzi alla realtà mantiene ancora una vena d’ironia, ma la sua notevole consapevolezza gli consente di plasmarla con una tonalità emotiva più tenue e distaccata, sempre sorretta dai valori etici: “ma io non c’ero… / ero andato via / a cercarla / in altri mondi”; “Ho perso… / ma non ho mai perso / la gioia di vivere”; “.
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Nelle sua ultima fase poetica il poeta Ruggiero “sconfina”. L’ironia domina sempre all’orizzonte. Ma adesso cala il suo sipario, perde il suo vigore espressivo, e lascia il posto al lirismo, alla musicalità del puro sentimento.
Coraggio Corinne
Coraggio Corinne
sta sorgendo il sole,
non senti il profumo
di rose e di viole…
si spande nel bosco
e sopra il mare
per annunziare a te
a tanta gente…
che si può vivere
anche…
col sapore del niente.
Si alza il vento della primavera
Si alza
il vento della primavera
e tu sei qui
accanto a me
si accende
il sole della primavera
e tu sei qui
accanto a me.
Si nasconde il sole
sotto la volta stellare
va via la primavera…
e questa volta
il vento tace.
In queste liriche scompare l’imponenza dell’io di Ruggiero, chi parla è il “sapore del niente”, il silenzio del “vento” che “tace”.
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L’apice della consapevolezza di Ruggiero si riscontra nelle sue due ultime poesie:
Ricordo ancora
Ricordo ancora
l’atomo del trenone
che non più accelerato
mi portò da Trani a Pordenone.
Anche qui abbiamo superato
la velocità del soldato,
mi sentivo benone
Sino al giorno in cui mi ritrovai
nell’elettrone del lettone.
Era stato solo un brutto viaggio
al di là della luce.
Morte
Morte
finalmente sei tornata
per combattere con me,
con contro di me.
No fianco a fianco,
no di fronte.
Tu innanzi e io di dietro.
Davanti tu armeggi
e io di dietro mi riparo.
In questi versi la visione globale dell’esistenza di Ruggiero non lascia spazio né ai sentimenti, né alle considerazioni particolari, alle opinioni comuni. Il poeta osserva il suo percorso da una nuova ottica, quella in cui i due poli, il reale e il trascendente, assumono una unica identità.
La personalità di Ruggiero è sempre presente, la sua vena ironica non cede, resiste sino alla fine, ovvero sino alle alte vette della Consapevolezza: “… abbiamo superato / la velocità del soldato”, “… mi ritrovai / nell’elettrone del lettone”.
Ma ormai il poeta non ha più paura della morte: Essa non è più una “nemica” a cui bisogna sfuggire. Egli ha il coraggio di vederla in maniera “frontale”, nel suo potenziale aggressivo, nel suo “armeggiare”, anche se riconosce la propria vulnerabilità, e quindi la necessità di “ripararsi” da essa.
Anche se dichiara che la sua condizione attuale non è più quella di un tempo in cui “mi sentivo benone”, bensì quella di trovarsi “nell’elettrone del lettone”, il poeta fa un lucido consuntivo del suo “brutto viaggio”: grazie ad esso, “al di là della luce”, è riuscito a raggiungere la profonda conoscenza di se stesso e il suo alto livello di Consapevolezza.
Non esistono rimpianti, ripensamenti, sentimenti di sconfitta: ogni forma di realtà viene trasfigurata dalla nuova visione etica e trascendente dell’esistenza: unico vero traguardo evolutivo dell’uomo.
Una notevole sintesi dei tratti essenziali dello stile
poetico di Ruggiero viene ribadita nella sua poesia del 02-03-2012, il giorno successivo alla morte del cantante Lucio Dalla:
A LUCIO DALLA
Caro Lucio Ti scrivo
Così mi stringo a te
E nel mio amore profondo
Più forte ti stringerò.
Qui il mare non luccica più
Ma forse dalle tue parti
C’è qualche speranza in più.
Ho attraversato il cielo intero
Per cercare te
Ed oggi la tua poesia raggiunge me.
Ti raccomando,
ovunque c’incontreremo,
stiamo sempre attenti al lupo
così potremo dirci
qualche parola in più.
In effetti si tratta di un elogio funebre per una persona scomparsa. Ma un alone di vitalità che pervade questi versi ci fa dimenticare la morte. I confini tra la vita e la morte scompaiono.
Domenico si serve sempre della sua tecnica linguistica adoperando dei termini di canzoni note, quali
/caro Lucio ti scrivo, /… attenti al lupo/,
e “gioca” con le parole.
Ma il suo scopo è sempre lo stesso:
sdrammatizzare l’assurdità dell’esistenza e accendere i lumi del valore della vita.
Per Domenico Lucio Dalla non è morto. Egli è certo che lo incontrerà nella propria interiorità, nella propria fede nell’uomo. Ma, comunque, nel poeta non manca qualche ombra di perplessità riguardo al futuro di quella che è la comunicazione umana:
“ … oggi la tua poesia raggiunge me.”
“Ti raccomando
stiamo sempre attenti al lupo
così potremo dirci
qualche parola in più”
Concludendo, possiamo affermare che lo sguardo ironico di Domenico Ruggiero è sì un grido nell’oceano. Ma rimane sempre una costante vibrazione sulle onde della Vita, che non può mai sparire nel tumulto del vento. La sua “traccia” resterà indelebile sulle correnti occulte dell’ignoranza e dell’involuzione umana!
r.s. (= a Domenico Ruggiero: la mia voce ferita / è un'eco nell'oceano, / infinita)
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