Nella Tetralogia del Nibelungo, la formidabile rivisitazione di sintesi dell'intera mitologia nor-dica operata dal genio di Richard Wagner (L'Oro del Reno, La Walkiria, Sigfrid e Il Crepuscolo degli Dei), il ruolo centrale non è affatto, come si pensa normal-mente, quello risolto dall'eroe Sigfrid. Chi scrive ritiene che il ruolo centrale debba essere at-tribuito alla walkiria Brunnilde: è Lei, infatti, la Donna, a rivolu-zionare il Mondo, non l'eroe, e lo fa dapprima con l'atto di disob-bedienza a Wotan, il Dio-padre, e poi con l‟estremo sacrificio della pira, che varrà ad estendere l'in-cendio all'intero Walhalla pro-vocandone il crollo irrimedia-bile. Va da sé che cosa rappresenti il Walhalla è di basilare importanza per la comprensione della gran-dezza della Donna. Si tratta di un elemento ormai bene indagato: non si tratta del dominio degli “Dei falsi e bugiardi” di Dante, ma del persistente imperare nella Città dell'Uomo (ben lontana dalla sua dimensione Ideale) delle perfide Corporazioni, sia ideolo-giche che settaristiche.

Con il crollo del Walhalla, dun-que, il genio di Wagner presa-gisce il mondo che verrà: il Cre-puscolo degli Dei non è altro che il traguardo finale della “diritta via” di Dante, ovvero, in chiave di filosofia politica, niente più che il passaggio dell'Umanità dal-l'attuale, perfido sistema sociale di tipo corporativistico ad un sistema nuovo di natura pretta-mente cooperativistica. È il trion-fo del modello di Pace Universale annunciato dal CLSD in Infinite Scintille di Pace e che trova ori-gine nel modello illuminato della Pax Dantis®. Splendida, in tal senso, la sce-nografia approntata ne La Wal-kiria dalla compagnia de La Fura dels Baus per la direzione d'or-chestra dell'immenso Zubin Me-tha (altro che il pianista Ba-remboin...), andata di nuovo in scena a Firenze in apertura di questo promettentissimo 2013: nell'Atto I, dopo il celebre Pro-logo straordinario della fuga nella foresta, in una scena ambientata (ma guarda un po'...) in un fo-colare domestico, la donna non cammina, ma striscia per terra. Sarà l'Ospite, ovvero, per chi sa intendere, l'Uomo Nuovo (che poi si scoprirà essere il fratello di lei nel celebre sviluppo incestuoso da cui nascerà l'eroe Sigfrid), a sollevarla facendola camminare. Si intravvede nel tema dell'in-cesto l'idea di un nuovo patto, di una sublime amicizia (diremmo: fratellanza) tra la dimensione maschile e quella femminile del mondo. Siamo di fronte al supe-ramento dell‟ignobile mito vete-rotestamentario del Peccato Ori-ginale: Wagner si rivela, con la sua arte immensa, l‟amante, l‟a-mico, il fratello, il Paladino della Donna. L'Uomo Nuovo di Wag-ner è un Cavaliere perfetto. E anche per Gesù ci fu la Madda-lena. Ugualmente mirabile è l'inter-pretazione data ancora dalla Fura al Crepuscolo degli Dei (di cui auspichiamo una riproposta al più presto), dove sulle vesti dei so-vrani del Walhalla sono effigiati i chiari simboli del Dio denaro (lo Yen, il Dollaro e l‟Euro). Allo stesso modo, nell'ultima, recen-tissima rappresentazione dell'Oro del Reno, tenuta al teatro Massi-mo di Palermo per la regia di Graham Vick, i Nibelunghi - i perfidi gnomi - sono degli aridi e freddi travet intenti al computer di una Wall Street sotterranea. Più chiaro di così…

M. M

Bollettino n° 79 - on-line
del CENTRO LUNIGIANESE DI STUDI DANTESCHI
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